Gli asili sono stracolmi, i nonni non ancora in pensione e l'ufficio lontano da casa. Così sempre più famiglie decidono di affidarsi a una tata. Ma quanto costa e quali i passi per metterla in regola?
Oggi, complici l'affollamento degli asili nido, i nonni ancora al lavoro e le mamme precarie o divise tra più lavori dagli orari imprevedibili, le tate sono diventate una necessità per molti, se non per tutti. Secondo i dati dell'Inps il settore dei collaboratori domestici (che comprende anche colf e badanti) è in espansione nonostante la crisi: nel 2012 si parla di un +8,37% rispetto all'anno precedente, per un totale di 738mila occupati. Tra di loro, decine di migliaia di babysitter, tate ed educatrici assunte da un solo datore di lavoro.
Spesso inserendo nella domanda competenze specifiche: la conoscenza dell'inglese, l'esperienza con patologie come l'autismo o la capacità di cucinare vegetariano. Ma quanto costa avere una babysitter "dedicata"? Dal 2012 è in vigore una nuova tabella dei compensi minimi dei collaboratori domestici, con otto fasce a seconda dell'anzianità di servizio, delle mansioni richieste e dell'esperienza maturata. Per le tate si parte in genere dalla classe A super, se hanno meno di un anno di esperienza e hanno bisogno di un affiancamento iniziale, per arrivare alla classe D, con maggiore esperienza, una formazione certificata e in grado di seguire anche bimbi non autosufficienti. Gli stipendi variano da 5,10 a 7,36 euro l'ora. Per verificare il corretto inquadramento si può andare sul sito dell'Assindatcolf. Si tratta ovviamente di tariffe minime, che possono aumentare nelle grandi città o in presenza di necessità specifiche, come la disponibilità a portare in giro il bimbo in macchina o a parlargli in francese o cinese. L'orario massimo, per una tata a tempo pieno, è di 40 ore settimanali, a cui bisogna aggiungere i contributi (circa un euro all'ora: per calcolarli l'Inps mette a disposizione un apposito strumento) e tredicesima.
Ogni anno, indipendentemente dall'orario di lavoro, la dipendente ha diritto a 26 giorni di ferie. Per l'assunzione bisogna rivolgersi al Centro per l’Impiego del proprio Comune. Se la babysitter è italiana o comunitaria basterà compilare un modulo, stipulare il contratto di lavoro e presentare carta di identità, codice fiscale e tesserino asl della lavoratrice. Se invece è extracomunitaria è necessario un contratto di soggiorno per lavoro (nel caso risieda ancora all'estero bisogna anche fare richiesta per un nulla osta compatibile con il decreto flussi dell'anno in corso). Mettere in regola la babysitter, soprattutto se non "occasionale", in ogni caso conviene: la tata è così coperta dall'assicurazione e riesce a maturare pensione, maternità, tfr e indennità di disoccupazione mentre il datore di lavoro può accedere ad agevolazioni fiscali fino a 1500 euro l'anno. E si mette al riparo da multe che possono arrivare a 12mila euro.
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