L’intenzione del governo è di chiudere tutti i provvedimenti entro giugno. Ma sono ancora diverse le tappe che mancano per completare il Jobs act , la riforma del lavoro partita a dicembre con l’approvazione della legge delega. In tutto i decreti legislativi potrebbero arrivare ad otto. I primi due sono già in vigore: quello sul nuovo contratto a tutele crescenti, cioè il tempo indeterminato ma senza articolo 18 che beneficia dello sconto sui contributi previsto dalla legge di Stabilità, e quello sulla Naspi, cioè la nuova versione dell’assegno di disoccupazione. Altri due sono passati in Consiglio dei ministri e, dopo uno stop di quasi due mesi per problemi di copertura, aspettano il parere delle commissioni parlamentari: quello che riduce il numero dei contratti precari e quello che corregge alcune regole sulla maternità. Dopo il voto delle Regionali di fine maggio dovrebbero arrivare gli altri: uno sulla cassa integrazione, un altro sulle politiche attive, cioè il collocamento. Altri due decreti legislativi, poi, dovrebbero riguardare l’Agenzia unica ispettiva (che mette insieme Inps, Inail e ministero del Lavoro) e la riscrittura delle norme sui controlli a distanza.
Il tema principale è quello della fine dei co.co.pro a partire dal 2016, ma nel decreto attuativo sui contratti precari c’è una norma che riguarda le famiglie che hanno in casa una colf, una badante o una baby sitter. Ed è un punto da chiarire perché potrebbe portare ad una serie di ricorsi che complicherebbero la vita di chi, chiedendo una mano in casa, vorrebbe invece semplificarla. La questione riguarda i voucher, i buoni introdotti diversi anni fa per pagare le prestazioni occasionali. Il limite massimo di utilizzo viene portato da 5 mila a 7 mila euro l’anno per ogni lavoratore. Ma sopratutto viene eliminato il tetto massimo di 2 mila euro che può essere pagato dalla famiglia e che invece resta valido sia per gli imprenditori sia per i professionisti. Così una colf o una badante, che pure lavora a tempo pieno o quasi, può essere pagata integralmente con i voucher, scavalcando di fatto il contratto di lavoro del settore. Qual è il rischio? Secondo la Federazione italiana datori di lavoro domestico sarebbe difficile sostenere che un’attività subordinata e continuativa, come quella della colf sia da considerare come prestazione occasionale. E per questo le colf pagate con i voucher potrebbero fare ricorso e rivendicare ferie, tredicesima e Tfr.
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